Ahem. Sono stata nominata da
Assu, quindi siccome non voglio che mi tolga la parola, eccomi.
Mi ha anche fregato metà della gente che legge qui siccome già lei c’è, poi ha nominato
Angelo, e poi qualcuno ha nominato
Alba. Quindi io non nomino, ma chiedo con
estrema umiltà se hanno voglia di parlarne:
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Matteo (perché è sano di mente, non ha un blog- può usare il mio – e ha letto cinque volte la quantità del normale bibliofilo)
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DeCaDe (perché ha la libreria più ordinata che io abbia mai visto e così potrà facilmente accedere ai volumi importanti mentre io devo andare a buttarmi sotto mucchi di libri polverosi un po’ dappertutto)
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Narsil (perché vorrei sentire cosa legge una donna in gamba al giorno d’oggi)
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Antonio (perché non ho la più pallida idea di cosa legge e sono curiosa)
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George Clooney (perché mi piace nominarlo)
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Zu (perché… ah, scusa sono già al no.6, ok te la sei cavato… e poi hai
già dato.. però se insisti…)
I libri: cerco di essere breve, una cosa sulla quale sto lavorando da un po’ di tempo. Sintetica no perché mi piace pensarmi roba genuina e naturale.
Jane Eyre di Charlotte Brontë (1847)
Il libro romantico per eccellenza, il grande sogno adolescenziale dell’amante forte e tenebroso del passato dubbio che viene dominato dall’amore della sua donna; credo di aver sentito quel strano “blup” nello stomaco per la prima volta quando il magnifico Rochester bacia Jane nel frutteto (non è un eufemismo inglese, intendo proprio tra gli alberi, e intendo alberi, siamo nel 1847 ragazzi).
La lettura ha poi progredito e ha sfruttato anche quando, passata la fase del desiderio del amante forte e tenebroso (che almeno abbia un senso dell’umorismo!) mi sono lanciata nelle letture sotto chiave “psicologica” – vuoi mettere la moglie impazzita nel sottotetto che incarna tutto l’animale della femmina e la candida e innocente Jane scissa da questo suo lato?
La Bibbia, autori vari, epoche varieHo cominciato a leggerla capitolo per capitolo usando un pezzo di un righello di plastica verde rotto come segnalibro a 11 anni. In quel momento ero semplicemente affascinata dai racconti e dall’antichità del testo.
Rimane una delle letture più affascinanti del mondo, essendo un testo sia prodotto delle più profonde necessità dell’essere umano, sia la pietra sulla quale si è fondato così tanto del bello e del terrificante dell’esistenza umana. Non mi dilungo, sto dicendo cose ovvie credo.
La mia prima incazzatura che si possa definire “femminista” l’ho avuto a 12 anni quando sono arrivata alla storia di Jacobbe che lavora 7 anni per vincere la mano dell’amata Rachele: finalmente si corica con lei, la conosce appunto biblicamente, e poi la mattina dopo con la prima luce scopre che gli hanno infilato Lea nel letto.
Ora non so se ero più incazzata per Rachele che ha dovuto aspettare altri 7 anni prima di essere concessa nel mondo maschilista all’uomo che tanto aveva faticato per averla, o per Lea cacciata nel letto controvoglia con il fidanzato della sorella, e poi trattata insieme ai suoi figli come la famiglia di Serie B. Ragazzi, così non va. Non mi è mai andata giù ‘sta cosa qui.
Our Mutual Friend (Il Nostro Amico Comune) Charles Dickens (1865)
Brillante per la commedia, geniale per l’osservazione dei piccoli dettagli che di colpi ti proiettano nel mondo del 1865 come fossi davanti ai tuoi occhi con i suoi rumori, i suoi odori, il polvere che investe il bimbo di 2 anni seduto tutto contento al bordo della strada a guardare le carrozze e i cavalli, le operaie che corrono a vedere un incidente e tirano su le loro masse di capelli che cadono mentre corrono.
Il Tamigi, il lerciume, la puzza, il veleno, Lizzie che toglie lo sguardo mentre aiuta suo padre fare il suo mestiere di tirare i cadaveri fuori dal fiume.
Oltre a grandissima letteratura, questo è giornalismo di primissima qualità: come disse L.P. Hartley in “
The GoBetween”, “
il passato è un altro paese, fanno le cose diversamente lì” e leggere Dickens, soprattutto qui, equivale a leggere un ottimo pezzo scritto sul Katmandu o la Patagonia: ci stai. Solo che è 1865.
Good Housekeeping’s Picture Cookery 1950
Per le case più raffinate
Libro di cucina di mia nonna che mi ha salvato in diverse occasioni sociali e se mai dovessi volermi lanciare in cigno arrosto o uovo di arringa puré saprò dovere guardare. Oltre a queste eccentricità di tempi passati, racchiude il meglio della buona vecchia cucina britannica quando la domenica significava roast beef, Yorkshire pudding e patate al forno.
Corredato di foto che per l’epoca erano un lusso sfrenato, e che ancora oggi, dopo mia mamma e i suoi fratelli, dopo me e le mie sorelle, incantano i miei bambini (comprerò uno scanner soltanto per la gioia di condividere con voi le paste decorate con tutti i colori dell’arcobaleno…)
Libro che mi aiuta anche ogni giorno che lo sfoglio a ricordarmi cosa significa essere “femminista”, basta sfogliare le pubblicità in fondo con le loro immagini di donne perfette in abitini floreali, immancabili giri di perle intorno al collo (per strozzarle?) e grembiuli candidi, felici e realizzate perché hanno una nuova cucina in melanina (panelli disponibili anche per il bagno e la camera da letto) e un forno con lo sportello che si apre da su in giù permettendole di appoggiarci sopra teglie calde. Oh Yeah. Donne, questa sì che è vita.
The Prime of Miss Jean Brodie (Gli anni fulgenti di Miss Brodie) Muriel Spark, 1961
Il talento della Spark, nota autrice scozzese, nello scovare e raccontare le nicchie più buie dell’anima, soprattutto femminile, è a dire poco spaventoso. In questo racconto in particolare presenta i danni nel tempo a partire dagli anni ‘30 causati da una persona apparentemente socialmente innocua, la professoressa fascista Jean Brodie, signora zitella di Edimburgo cosciente dell’appassire del suo splendore fisico, che cerca di indottrinare le sue “girls” e in maniera losca designare la sua successore nelle grazie degli uomini. Un orrore.
Gronda dettagli dell’epoca delle mie prozie zitelle, che potevano essere le sue sorelle (a parte che non erano dementi come Brodie) per provenienza sociale, stile di vita.. Quando leggo questo romanzo rimango sempre stupefatta della capacità di Spark di girare il personaggio come un guanto e, come Dickens, di mostrarti un epoca e un posto in maniera da catapulatarti lì. Sento di nuovo i vecchi odori, vedo di nuovo i vecchi colori, le forme e le linee degli anni ’30 che erano le case delle mie prozie quando io andavo a trovarle nelle loro case-musee negli anni ’70.
Non sono stata breve. Passo e chiudo.
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