Sunday, May 20, 2007

Camera con Vista


Avendo investito il mio euro e mezzo in una copia cartacea di Grazia (per motivi già spiegati) ho deciso che sarebbe il caso anche di sfogliare la pubblicazione.

Sono rimasta colpita a pagina 34 dalla visione di due seni dal diametro di 1,80m. Caspita mi dico. Leggo che questi immensi attributi mammarie sono il lavoro dell'artista cinese Shu Yong, che vuole così alzare la voce, e denunciare la crescente tendenza nel suo paese di rifarsi il seno con la chirurgia plastica, tendenza che poco avrebbe a che fare con la tradizionale cultura cinese.
I seni sono, infatti, attaccati ad un corpo di donna grande, pare, quanto una Barbie.
E questo mi ha ricordato una splendida installazione vista poco fa alla mostra "Camera con vista - Arte e interni in Italia dal 1900 al 2000" a Milano.
Stanza per stanza, la mostra ci conduce attraverso dieci decenni di design italiano, e proprio alla fine incontriamo l'installazione "a piedi pari" (e se qualcuno riesce a trovarmi il nome dell'artista lo pubblico più che volontieri): consiste in una "statua" assolutamente reale al punto di sembrare una donna coperta di fango grigio, che in piedi, aprendosi con le mani come avesse un attributo maschile, fa la pipì. Un circuito elettrico fa sì che dell'acqua esce continuamente a fontana, descrive un perfetto arco di più o meno un metro di lunghezza e va a finire in un secchio.
Un altro strato di ironia, impregnato di umorismo quanto l'installazione, (e forse imprevisto dall'artista ma senz'altro gradito), è la regolare necessità di ripulire le gocce di acqua che non arrivano fino al secchio, per non fare scivolare i visitatori.
E quindi l'installazione viene regolarmente ravvivato dal custode (maschile) che si mette in ginocchia con straccio a pulire il pavimento dove piscia la signora.
Un'immagine vale mille parole...
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Having invested the sum of one euro fifty in a copy of the Italian magazine for women Grazia so I could enjoy a friend's article, I decided it was time to perhaps actually read the rest of it.
I was somewhat struck at page 34 by the sight of two enormous breasts, 1.80m in diameter. Heavens above, I said to myself. I then found out that these immense mammary appendages are the work of Chinese artist Shu Yong, who hopes thus to raise awareness of the growing tendency in her country to resort to plastic surgery for breast enlargements. Something that has little to do with traditional Chinese culture.
The breasts are, in fact, attached to a miniscule female body, about the size of Barbie.
And this brought to mind the wonderful installation I saw not long ago at the exhibition of Italian furniture design on show at the Palazzo Reale in Milan.

Room by room we move through ten decades of Italian design, and almost at the end we find the installation "on an equal footing" which consists of a totally lifelike "statue" of a woman (looks like a real woman covered in grey mud) on her feet, opening herself with the stance of a man, taking a pee. An electric circuit keeps a steady jet of water sent fountain-style into a bucket at about a metre's distance.
Another layer of irony, as humorous as the installation (and probably as unforeseen as welcomed by the artist) is the need to mop up a little at regular intervals so that visitors don't slip on the drops that don't make the bucket.
And so the installation "pageant" is regularly enlivened by the custodian (a man) who gets down on his knees with a cloth to clean up while the lady continues to pee contentedly.
A picture paints a thousand words...

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13 Comments:

At 10:51 PM , Anonymous Anonymous said...

In fondo l'immagine dell'uomo inginocchiato ai piedi della donna che sta facendo pipì ha un che di emblematico... magari proprio il finto custode è lo scultorea, che partecipa insieme agli spettatori alla performance artistica....

Ma guarda cosa mi devo inventare per commentare questo tuo difficile post!

(A proposito, Tlön ha avuto qualche sviluppo...)

 
At 4:16 PM , Anonymous Anonymous said...

Salve,
questa è la redazione di MC.
Abbiamo ricevuto un articolo postato a suo nome. Abbiamo cercato di contattarla per dei piccoli chiarimenti, ma l'indirizzo di email indicato non era operativo.
Senza un valido recapito, che rimarrà assolutamente nascosto ai lettori, non possiamo prendere in considerazione la pubblicazione del suo pezzo e sarebbe un peccato perché si tratta di un pezzo ritenuto valido.
Se continua ad essere interessata alla pubblicazione, la preghiamo di segnalare un recapito raggiungibile a questo link:
http://www.mentecritica.net/contatti/
grazie.

 
At 10:59 PM , Blogger Bhuidhe said...

Angelo: hehe, e io che pensavo di essere in vena superficialotto! Sai che hai ragione? Uno strato di ironia ulteriore che non mi era venuto in mente!

Red. Mentecritica: grazie per la pazienza e la segnalazione. Vi ho scritti al link indicato, ma segnalo anche qui (perché chiunque è libero di scrivermi): bhuidhe@yahoo.it

 
At 12:52 AM , Blogger Morgan said...

in questo caso anche un milione di parole...

 
At 1:20 AM , Blogger Pippi said...

Interessante questa mostra! ;)

 
At 9:29 AM , Anonymous Anonymous said...

L'immagine di un uomo costretto a ripulire gli "sbagli di mira" di una donna, dopo che per decenni i maschietti hanno dimostrato di dover mettere un bersaglio al centro del water per poterlo centrare? Grandioso! Una nemesi storica non da poco.
Laura

 
At 10:56 PM , Blogger Bhuidhe said...

Morgan: e la cosa più bella era il senso dell'umorismo. E' così difficile trattare certi temi senza diventare troppo seriosi in sedi dove la seriosità non è una carta vincente.

Giulia: vale la pena vederla per chi sta a Milano e dintorni. Un'altra stanza molto bella era quella degli anni 40, ovvero "la scuola del legno curvo nordico" (non scherzo). Chiedendomi perché mi sentivo bene a guardarla mi sono resa conto di avere davanti a me nientedimeno del precursore del mitico Poange, poltrona dell'Ikea presente in almeno 50% delle case italiane.

Laura: perfetto, e così perfetto che i signori ci passavano davanti togliendo lo sguardo per il pudore. Soltanto le donne si fermavano a guardarla senza imbarazzo. Affascinante.

 
At 9:57 PM , Anonymous Anonymous said...

Ma che bell'idea per una fontana
;-)
Ciao D

 
At 11:10 PM , Blogger Bhuidhe said...

Diego: la conversazione non mancherà mai in una casa che vanta un tale opera! :-)

 
At 9:45 AM , Anonymous Anonymous said...

O.T.
Ho letto l'ultimo commento che hai lasciato da Assux e sono rimasta sopresa di scoprire che non sono la sola a non aver capito la parabola del "Figliol prodigo", io nel grasso di quel vitello il "prodigo" ce lo avrei fatto friggere!
Lory

 
At 6:20 PM , Blogger Bhuidhe said...

Lory: grande! Meno male che ho trovato qualcuno che lo pensa così! Non mi è mai andata giù quella parabola.

 
At 2:11 AM , Blogger assunta altieri said...

Jane, sei formidabile come sempre.
Spero di tornare a Milano in tempo per vedere la mostra. Mi piace, come sai, l'ironia, l'umorismo, il sarcasmo sottile e pungente e trovarli nella loro più schietta rappresentazione è sempre più difficile.

Sulla parabola di cui hai parlato sul mio blog, condivido, ho condiviso e apprezzato e leggo ora che anche per altri è lo stesso.

A presto
assu

 
At 10:22 PM , Blogger Bhuidhe said...

Assu: spero anch'io, andremo poi a mangiare e faremo un po' di festa meneghina!

 

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