Tuesday, June 05, 2007

At the root of all things

Pedofilia, sotterfugi, P2, fantasmi nazisti, dogma e dettati, divisioni e condanne.
Ho cercato in questo periodo di ricordarmi cos'era invece la religione quando, ancora bambina, ci credevo. Cos'era nella tranquilla, dolce Chiesa scozzese che associavo con gli arcobaleni e le chitarre che mi aveva convinta che era tutto da prendere a parola? Cos'è che mi faceva tenermi stretta l'idea, e anche l'amore bisognoso, di Dio (il nonno che non avevo mai avuto e tanto desideravo) e Gesù (lo zio giovane e buono che non avevo mai avuto e tanto desideravo)?

Cos'è che ho perduto, che se n'è andato, irrecuperabile, insieme alla fede?

Credo sia tutto racchiuso in questa canzoncina per bambini, cosa che trovo tuttora di una dolcezza struggente. La prima volta che mi sono innamorata, credo fosse la scoperta che anche lui, pur avendo perso la sua fede, aveva bisogno di questa canzoncina e che se la teneva stretta dentro di sè. Ce la cantavamo, in periodi che eravamo separati ce la scrivevamo, e anche ora, anni e anni dopo la fine dell'amore, ce la citiamo ancora tra di noi quando capita di sentirci.

All fine credo che ci sia qualcosa di universale in quelle poche parole che ci insegnavano alla prima elementare, qualcosa racchiusa in ogni grande sistema, che sia una religione, una filosofia o una politica (o beh, per quest'ultima forse non sempre...). E mi ricorda sempre il violento dolore delle scrittrici sorelle Brontë che lasciavano sempre una candela nella finestra per segnare la strada verso casa al loro amato e perduto fratello, alcolizzato, drogato, morente. Nei loro piccoli angolini, il vano ma determinato tentativo di brillare e salvare.

Anche se sai che è inutile, ci provi lo stesso. E nonostante l'associazione dolorosa con le sorelle disperata, di più è sempre stata la sensazione di essere piccoli, protetti e amati bambini che sta al cuore di ogni ricerca religiosa naif.

Gesù ci chiede di brillare
Di una luce pura e chiara
Come una candelina
Che brucia nella notte
In questo mondo così buio
Noi dobbiamo brillare
Tu nel tuo angolino
E io nel mio.

(trad. mia)

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Paedophiles, secrecy, masonic lodges, accusations of Nazism, dogma and dictation, division and criticism.
I've been trying recently to remember what religion used to be, when I still believed in it. What was it about the quiet Scottish church with its rainbows and guitars that convinced me to take it all seriously? What made me hang on to the idea, and the love, of God (the grandfather I'd always wanted and never had) and Jesus (the kind young uncle I'd always wanted and never had)?

What did I lose, forever, when I lost religion?

I think it's all in this little song, which I still find anguishing in its beauty. The first time I ever fell in love I think it was when I discovered that for him too, without religion, this song was something dear and necessary, something to keep inside. We would sing it to each other, when we were apart we would write it to each other, and even now, after the love has been gone for years and years, we still quote it to each other whenever we're in touch.

I think in the end there is something universal in those words they taught us in Primary One, something that we find in every major system, be it religious, philosophical or political (well, possibly not the last so much...). And it always reminds me of the violent pain of the Brontë sisters leaving their candle in the window every night to show the way home to their alcoholic drug-addicted dying brother. In their small corners, the vain but determined attempt to shine.


Even though you know it's useless you try all the same. And despite the painful association with the Brontës, much stronger is the association with the feeling of being small, safe, beloved children which is perhaps at the heart of every naif religious experience.

Jesus bids us shine

With a pure, clear light,
Like a little candle
Burning in the night.
In this world of darkness
We must shine
You in your small corner,
And I in mine.

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7 Comments:

At 2:33 PM , Anonymous Anonymous said...

Io credo che veramente il nucleo essenziale di ogni religione si quello, la necessità di dare un senso alla vita, che tradotto nel linguaggio dei bambini, più emozionale che sistematico, diventa il desiderio di non sentirsi soli nell'immensità del cosmo, quando per qualche motivo una delle nostre stelle fisse viene a mancare.

Io non ricordo la mia idea di Dio da bambino, ma ricordo cosa ha significato per me la religione quando ho cominciato a frequentare la parrocchia, unico posto in cui i ragazzi dei quartieri popolari trovassero un campetto per giocare a pallone, o un tavolo da ping pong. E quella religione, a 6, 7 anni, non ricordo bene, significava terrore dell'inferno, ricatti, sensi di colpa, repressione delle pulsioni più naturali mentre si veniva a volte circondati di attenzioni che a posteriori ho scoperto inquietanti.

Non c'era amore, solo una lunghissima campagna elettorale di anime, paura, noia, fuga col pensiero in avanti.

At the root of all things c'è forse l'amore universale, ma io non l'ho trovato all'ombra della Chiesa.

 
At 10:19 AM , Anonymous Anonymous said...

Bella la canzoncina. Da bambina non avevo un così bel rapporto con Gesù, credo di non averlo mai pensato come uno zio buono, giovane e così saggio. Ho perso qualcosa e forse il mio atteggiamento di oggi verso le religioni viene anche da quella mancanza. E' da bambini che ci formiamo un'idea della spiritualità, forse perché siamo ancora vicini alla sorgente stessa della vita. Da bambini siamo nuovi, appena sfornati alla luce della vita. E di quella luce conosciamo la matrice. Poi si dimentica e si vaga nella notte. Fortuna che qualcuno tiene quella candela accesa nell'angolo e ci guida. Grazie, Laura

 
At 6:40 PM , Blogger Morgan said...

Per inciso, mi sembra un'ottima traduzione. :)

 
At 8:50 PM , Blogger Bhuidhe said...

Angelo: mi dispiace per la tua esperienza infantile, perché anche se uno perde la sua fede lungo la strada rimane una dolce richezza da portare dentro.
Credo che il bisogno di non sentirsi soli sia talmente forte che anche chi arriva ad avere la sicurezza di sè da dire "non credo più" a volte finisce per sostituire la sua fede per un'altra magia, una medicina alternativa nuova di zecca, una teoria sulla nascita della spiritualità presa in prestito.
Dirsi "non c'è nulla" a volte è spaventoso.

Laura: credo che i bambini hanno un bisogno e una ricerca di spiritualità dentro innati. Poi dipende che strada prendono nella vita, spesso viene inscatolata. A volte si trasforma, a volte muore del tutto.
Il mio distacco era del tutto indolore perché sono nata in una piccola communità rurale profondamente tollerante di tante forme di religione diverse, molto laica, dove la tua fede erano affari tuoi e nessuno ci pensava nemmeno.
Una volta sono venuti i protestanti estremisti da Glasgow per fare la marcia. La communità intera ha risposto restando a casa con le tende chiuse e presentando la cittadina a strade vuote. Se ne sono andati a casa e non sono mai più tornati.

Morgan: grazie! Sei molto gentile! :-)

 
At 11:18 PM , Blogger alba said...

Io non ricordo quando ho smesso di credere, ma non ho mai smesso di pregare perchè mi da pace.

 
At 9:02 AM , Blogger Bhuidhe said...

Alba: credo che sia una forma di meditazione molto sana.

 
At 3:53 PM , Blogger NIKA said...

Grazie e complimenti.
Grazie perchè, inconsapevolmente, mi hai fatto uno dei regali più graditi che mi sia capitato di ricevere da molto tempo: mi hai restituito alla memoria le parole di quella canzoncina per bimbi della quale conservavo, più che un vago ricordo, una dolce e flebile eco dagli anni della mia prima infanzia in Inghilterra.

Complimenti perchè, capitando sul tuo blog per caso, indirizzata dal primo risultato della ricerca in Internet riguardo la canzoncina di cui sopra, ho scoperto una bella persona ed una scrittrice fantastica

 

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