Tuesday, January 23, 2007

La Storia nel Giardino

Un giorno mentre giocavo in giardino mio papà ha trovato delle palle da cannone.

Saltavo su e giù su uno di quei palloni di gomma con le orecchie mentre lui, che più che avere i pollici verdi era verde fino ai gomiti, stava scavando delle bucche per piantare delle rose. Di colpo si è fermato, si è messo a grattare il capo, si è piegato per vedere meglio e ha detto "Ma tu guarda! Una palla da canone". Che poi erano tre o quattro. Ruvidi, pesantissime.

"Papà, ma come sono finite nel nostro giardino?" ho chiesto, cercando di usare tutta la saggezza dei miei quattro anni per cercare una risposta.

Mio papà era uno che legge.

"Non sono finite nel nostro giardino. E' nostro giardino che è finito su un campo di battaglia. Qui ci fu l'assedio di Haddington, c'erano battaglie, soldati, cannoni. Qui hanno lottato contro di noi per più di un anno."

"Chi, papi?" ho chiesto, cercando di avvolgere la testa intorno a questo incredibile nuovo concetto.

Risata. "Chi credi? Gli inglesi!"

Così mentre cercavo di tirar fuori le palle da cannone dalla terra con mio papà, mi girava la testa.

- Il mondo c'era prima di me. Persone, cose, evenimenti. Qui. Prima di me.
- Chi è stata l'ultima persona a toccare questa palla da cannone? Di chi erano gli occhi che si sono posati l'ultima volta su questo metallo prima di consegnarlo a me
?

Ho giocato per anni nel giardino con le palle da cannone, e poi mi sono laureata in storia.

Il giardino aveva visto battaglie, feriti, morti atroci. Fame e sofferenza. Essendo praticamente l'ultimo della città prima dei campi, era stato anche una volta un posto fuori, isolato. Era dove mandavano i lebbrosi a cadere a pezzi da soli. Quanta sofferenze. Eppure non l'ho mai percepito. Era il posto dove ci si svegliava la mattina e si trovava l'invasione delle pecore che dopo avere mangiato un buco nella siepe erano venute a mangiare anche le rose. Era il posto dove mi mettevo a dipingere con il cavalletto e il capello da paglia, sentendomi tanto Vincent Van Gogh. Era il posto dove ho imparato a fare le capriole e tenevo le ginocchia ben sbucciate.

Sono per i musei piccoli, a misura di meraviglia. Chi si ferma a ponderare una palla di cannone in un grande museo? Eppure quanta storia, quanta vite raccontate in una singola pesante grigia sfera metallica. Che successo straordinario per un museo se riuscisse, davanta ad una palla, a strappare dai bambini grida di "wow" e non delle sofferte "che palle"...

Nota: da Wikipedia - Trovandosi esattamente sulla strada più diretta usata dagli invasori inglesi provenienti dal sud, la città è stata bruciata da eserciti dall'altra parte del confine nel 1216, 1244 e 1355. L'assedio di Haddington fu l'assedio cittadino più lungo della storia britannica, della durata di 18 mesi (1547-49); una forza di occupazione inglese mandata da Enrico VIII è stata messo sotto assedio dagli scozzesi e i loro alleati francesi.

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One day while I was out playing in the garden, my dad dug up some cannon balls.

I was leaping about on a space hopper while my dad, who could grow a whole garden from one dry old bulb, was digging holes to plant roses. Suddenly he stopped. He scratched his head. He bent down to have a closer look. He said, "Here! This is a cannon ball!" Actually there were three or four. Heavy and rough.

"Daddy, how did they get into our garden?" I asked, trying to bring to bear all the wisdom of my four years.

Now, my Dad was a great reader.

"They didn't get into our garden. It's our garden that got into a battlefield. This is where they fought part of the Siege of
Haddington, there were battles, soldiers, cannons. This is where they fought for more than a year."

"Who Daddy? " I asked, trying with all my strength to wrap my head round this astonishing, incredible new concept.

A laugh. "Well now, who do you think? The English!"

I tried to help my dad pull out the cannon balls; I felt a bit odd.

-
The world was here before me. People, things, stuff happened. Here. Before me.
- Who was the last person to touch this cannon ball? Whose eyes looked at it last before passing it on to me?

I played in that garden for years and then I took a degree in history.

The garden had witnessed battles, wounds, appalling deaths. Hunger and suffering. It was practically the last garden on the outskirts of town; it had been an isolated place. It had been the place where the leper colony was set up, where poor souls were sent to fall to pieces alone. So much suffering. And yet I never sensed it there. It was the place where you'd wake up in the morning and find that the sheep from the field next door had eaten a hole in the hedge and were now in the garden eating the roses. It was the place where I'd set up my little easel, put on my straw hat and think I was Vincent van Gogh. It was the place where I learnt to turn cartwheels and I kept my knees permanently skinned.

I believe in small musuems, small enough to be wonder-sized. Who stops to wonder in front of a cannon ball in a big museum? So much history, so many stories, collected up in one single, heavy, grey metal ball. What an extraordinary success it would be for a museum to have children shouting "wow" in front of a cannon ball. And not "balls to this lot, when's lunch?"

Note: from
Wikipedia - Lying on the direct route of English invaders from the south, the town was burned by forces from across the border in 1216, 1244 and 1355. The great siege of Haddington, the longest town siege in British history, lasted for 18 months (1547-49) when an occupying English force sent by Henry VIII was besieged by the Scots and their French allies.

7 Comments:

At 2:43 PM , Blogger Zu said...

Storia e microstorie, che bello!

 
At 3:18 PM , Anonymous Anonymous said...

E' affascinante riuscire ad attraversare la strada della Storia, rendersi in qualche modo conto che è stata reale, fatta di persone, carne, sangue ed oggetti. Vista poi con la potente fantasia degli occhi di un bambino, acquista contorni ancora più reali, e permette di creare ancoraggi che resteranno per tutta la vita.

Più difficile rendersi conto dell'importanza assoluta di ogni vita: un mondo intero che è scomparso, con le sue gioie e le sue sofferenze, i suoi sogni, magari proprio in quella terra umida in cui affondavi le mani

 
At 9:46 PM , Blogger assunta altieri said...

Camminiamo "su le vestigia degli antichi padri", anche quando calpestiamo il freddo asfalto. A volte è difficile ricordarselo. A volte impossibile.
Da due anni, come sai, vivo a Pescara. Abituata a Parma (mia amata città), a Milano, a Roma, dove la storia si racconta da sé e si palesa naturalmente, qui è più difficile immaginare che ci sia stato un passato più antico della seconda guerra mondiale.

 
At 11:08 AM , Anonymous Anonymous said...

Sulla costa nord della mia Isola d'Elba c'è una spiaggia tutta bianca. Un centinaio di metri al largo, se ci si va con maschera e pinne, ad appena tre metri di profondità si possono vedere resti di colonne fatte con la stessa pietra bianca della costa e una piccola stradina lastricata che porta a un perimetro di pietre squadrate ormai quasi indistinguibile dal resto del fondale.
Sono i resti di un tempietto greco del 2° secolo A.C. dedicato ad Afrodite, dea dell'amore, ma anche, in una delle sue incarnazioni, protettrice dei naviganti (Afrodite Euploia) e costruito su quella che al tempo era costa asciutta.
Non ho mai potuto fare a meno, durante le frequenti immersioni che facevo sul posto, d'immaginare il paesaggio, le scene che vi si erano svolte e la gente che aveva percorso quella stradina lastricata duemila e più anni fa

 
At 11:49 AM , Blogger Bhuidhe said...

Pare che ci sia anche macrostoria: a mio figlio chiedo cosa hanno fatto in storia ieri a scuola. Risposta: beh, per i primi 5 minuti abbiamo rifatto tutto il neolitico...

 
At 5:01 PM , Blogger Antonio from Italy said...

Quando visitai il castello di Edinburgo vidi anche un gigantesco cannone e accanto c'erano alcune delle palle che tale cannone sparava. Erano gigantesche! Quelle palle facevano veramente dire "WOW"!

Mentre la volta che visitai Clonmacnoise in Irlanda io e mia moglie ci allontanammo dal sito monastico e ci arrampicammo su di una collina dove c'erano le rovine di un castello... La salita diventava ripida e così cominciammo ad usare le mani come appoggio. Quando fummo quasi sotto le mura del castello dalla terra spuntò qualcosa. Grattamo la superficie e apparvero delle ossa. Noi siamo sicuri che quelle fossero ossa umane sepolte sotto quel terreno da secoli, resti di persone morte in battaglia. Ce n'erano decine, centinaia. Poco più a valle un gruppo di ricercatori aveva delimitato un pezzo di campo e stava raccogliendo altre ossa...

 
At 4:43 PM , Blogger Bhuidhe said...

Tra ossa e colonne bellissime storie di storia, grazie!

 

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