Sunday, January 14, 2007

Tutu, scarpette, balletto e bile

Poco dopo avere citato le lettere annesse al lavoro di Irène Némirovsky, e la bella, perché essenziale e semplice, dedica di sua figlia, ho visto la sorprendente notizia del caos nel solitamente dignitoso e composto mondo della danza classica britannica (che ispira come immagine un idea di calore simile al quello di un frigorifero anche se è un mondo fatto veramente di dedizione, passione, gelosia, amore, e persone toste quanto sollevatori di pesi bulgari anche se sono non la metà ma un ottavo di loro).

Simone Clarke, principale (significa ballerina no.1) con la English National Ballet http://www.ballet.org.uk si è schierata politicamente e la sua scelta di un partito non accettabile come sarebbero invece per esempio il Conservative Party, il Labour Party o il Liberal Democrat Party ha scosso i fans delle scarpina rosa. L'etereo essere fatto di ossa leggere come cartapesta, muscoli d'acciaio e nervi saldi come il ponte di Brooklyn si è iscritta al BNP, British National Party, un'organizzazione di estrema destra che come idee politiche si fa notare più che altro per la sua opposizione all'immigrazione e rifiuto dell'integrazione multi-etnica (interessante che suo partner è cino-cubano, evidentemente si fa un'eccezione per l'eccezionale).

Così ci sono state contestazioni fuori dal teatro, i fans con cartelloni depinti con frasi del tipo "keep racism out of ballet" (teniamo il razzismo fuori dalla danza) e dentro il teatro (un gruppo è stato scortato fuori dal teatro dopo aver interrotto la performance). Se non altro fa piacere vedere che l'amore per la danza classica non necessariamente è prerogativo soltanto di un audience ingessato con carote nel culo che preferirebbe morire piuttosto che infrangere le regole del bon ton. Se non altro fa piacere che la English National Ballet abbia difeso il diritto del suo pubblico a contestare la ballerina, con una dichiarazione che la libertà di espressione va sempre difesa e le opinioni del singolo ballerino non devono essere confuse con quelle della compagnia.

Ma fa sempre riflettere:

Fino a che punto l'artista che si esibisce per la sua eccellenza in una singola disciplina, che per la sua natura non ammette il singolo commento politico perché rigidamente strutturata, va contestato per le sue opinioni personali? Fino a che punto e da che punto le idee personali dell'artista rendono inaccettabile la sua presenza su un palco pubblico? L'arte è una serie di discipline o l'artista è un'entità olistica e l'arte un'espressione organico per cui io posso rifiutare il quadro di Pincopallino perché lui rifiuta l'assistenza pubblica ai malati, e non tollero l'arabesque e il pas di chat di Simone perché lei non tollera il sari di Baldev o il turbante di Bhasi? Quando sono cavoli suoi, cavoli miei o cavoli di tutti?

Fino a che punto una compagnia che porta il nome di "national" (nazionale), che riceve fondi pubblici per sviluppare l'eccellenza e portarla in tutto il paese (è un touring company, una compagnia di tournée) ha la responsabilità poi di proporre e preferire l'accettabile, e fino a che punto questo è censura e purge? Mandiamo la sublime Simone ad insegnare danza classica in oratorio alle bambine di Auchtermuchty?

E nello specifico fino a che punto una disciplina come la danza classica annebbia e appanna la mente nella sua ricerca di un'espressione individuale che è la perfezione di un'espressione che la perfezione la conosce soltanto nell'astratto, nell'immaginario collettivo. Abbiamo la perfetta gamba e il perfetto rond di jambe in testa, fino a che punto la ricerca di questa tecnica fisica sulla terra porta l'artista ad un'atrofia della mente? Ma è peggio poi di qualsiasi altra cosa?

E che dire dell'ironia del balletto nel quale Simone Clarke si esibisce attualemente (nel ruolo principale ovviamente, foto sul sito sopraindicato), Giselle (musica Adam; prima performance 1841, coreografia ancora eseguita, 1868): la storia della distruzione di una vita allegra e semplice per via dell'intolleranza, di classe se non di razza. La semplice e solare contandina francese Giselle sedotta e abbandonata dal suo principe, che poi si sposa con una di suo rango. Ogni balletto classico esige talenti e capacità diversi dalla ballerina, per questo una magnifica Odette/Odile (Il Lago dei Cigni) magari non è l'Aurora ideale (La Bella Addormentata). La sfida di Giselle è di ritrarre la spensierata e gaia ragazza che poi impazzisce, brandendo la spada del principe, inciampando su stessa nella sua follia, capelli sciolti e in disordine come non si era mai vista prima una ballerina classica, per poi riapparire dopo il suicidio come etereo spettro senza peso, intervenendo per salvare il vigliacco reale dalle micidiali attenzioni dalle sue sorelle spiriti protofemmiste (santa o masochista?): dalla gioia alla follia al violento e assassino ma non fisico. Urco!

Possiamo soltanto avere fiducia nella natura universale di quest'arte, che la grandissima Anna Pavlova ebbe la capacità di portare con grande successo in posti come Sud America, il continente africano e l'Oriente che mai e poi mai avevano visto un spettacolo simile.

4 Comments:

At 1:10 PM , Blogger assunta altieri said...

Forse sarebbe il caso di dire: keep racism out of heart.

Non saprei dire qual è il limite, Jane.
Penso che il singolo abbia diritto alla sua espressione di pensiero. Ricordo Voltaire: non condivido ciò che pensi, ma morirei per affermare il tuo diritto a pensarlo.
Penso che appartenere a una comunità (qualunque essa sia) ne implichi in qualche modo la condivisione delle ideologie e viceversa.
Poi penso al balletto. Esco dalla genericità del pensiero e penso al balletto, dove la ricerca della perfezione del corpo non può che coincidere con la perfezione dell'anima. Non so quanta arroganza mia personale ci sia nell'immaginare che quell'unione fra corpo e anima che percepisco, sia in linea coi miei pensieri. Forse è una forzatura. Forse prescindo - naturalmente e onestamente, ma pur sempre non tenendo conto dell'altrui individualità - da ciò che quell'artista pensa, oltre ciò che suscita nei miei pensieri.
Concetto criptico, lo so. Cercherò di essere più chiara quando avrò un po' di tempo in più.

 
At 9:35 PM , Anonymous Anonymous said...

La risposta per me è semplice: se l'artista fa della sua scelta politica una questione personale è libero di professare qualsiasi fede politica (o religiosa) anche la più aberrante. Ma quando l'adesione ad un partito esce dal personale, e diventa oggettivamente, per la notorietà dell'artista o per il suo modo di manifestarla, un atto pubblico, allora subentra l'eventuale incompatibilità o il diritto al dissenso. La Storia dirà che il quadro o il balletto (essendoci oggi la possibilità di registrarlo) erano opere d'arte assolute, ma nel contesto politico e umano in cui l'artista è vissuto il suo stile di vita e le sue scelte possono giustificare il disprezzo e il lancio di verdure marce. Per quanto concerne poi la possibile coesistenza del sublime nell'arte con la pochezza dello spirito, di cosa ti stupisci? La storia dell'arte è piena di questi esempi, e un ballerino balla con i suoi muscoli e la sua sensibilità musicale, non con la razionalità del suo cervello

 
At 10:22 AM , Blogger Bhuidhe said...

Sì, certamente le scelte politiche poi di una ballerina in un contesto socio-politico che la contrasta con la realtà delle sue leggi e istituzioni comporta un danno potenziale limitato. Penso che la compagnia si è comportata bene: lo spettacolo è andato avanti, lei è stata libera sia di ballare che di parlare, e la compagnia con dignità si è dissociata da lei politicamente ma non artisticamente. In un certo senso queste persone dell'importanza relativa sono "utili", ci aiutano a non diventare troppo "seduti", nelle nostre certezze.

 
At 7:35 AM , Anonymous Anonymous said...

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