Wednesday, January 10, 2007

Che albero è, il tuo?

Oggi, con tristezza infantile, ho disfatto l'albero di Natale. :-(

E' un albero scozzese. Penzola, ciucco, da una parte. Non sarà mai elegante come alcuni alberi che vedo, con le palline uniformi (mai visto una cosa simile neanche in natura però..), con i colori in tinta, con tutto bilanciato a secondo il triangolo d'oro e altri parametri di perfetto buon gusto.

Il mio è un albero kitsch, storto, sgargiante, pesante. Barcolla per il peso delle cose appese e appoggiate su di lui.

In cima c’è una stella in cartoncino giallo fatto da un ragazzo quando era bimbo piccolo: il segno, la guida che trascina per una strada. Invece auguro a tutti ciò che dice DeCaDe: basta eroi e modelli. Che ognuno trovi la sua stella dentro di se e che segua quella.

Il mio albero dimostra chiari legami con un remoto passato religioso di stampo cristiano. Più o meno. C’è un angelo, perfetto e candido, in gesso bianco. Un angelo fatto dalle manine di qualche bambino che ci credeva, che era convinto di ritrarre la verità. Che bello se ci fossero davvero, quegli esseri materni e paterni di Wim Wenders, così infiniti nella loro dolce comprensione. Qualsiasi cosa che hai fatto, ti mettono il braccio intorno alle spalle e sollevano il dolore. Dicono di più sull’anima di Wenders che altro. La mia amica Bianca tiene la piccola galleria di suo compagno Piero, scultore. Un giorno Wenders era in città. La mia eccentrica amica decide che lui è il tipo che può comprendere le piccole opere fatte ultimamente da suo amore. Le mette in un cesto e si reca al set.

Wenders viene informato che una probabile squilibrata vuole mostrargli un cesto di piccole sculture. La vede e passa del tempo con lei, guardando ogni pezzo, ascoltando ogni parola. Alla fine:
“Signora, perché lei ha voluto mostrare queste cose proprio a me?”
“Perché pensavo che lei avrebbe capito.”
“Grazie, davvero, grazie.”

L’albero è ricoperto di ogni tipo di “lavoretto”. Ho già espresso il mio benessere quando riesco a liberarmi di oggetti-ricordi, ma questi MAI. Un giorno le manine che li hanno fatti saranno più grandi e in qualche caso decisamente più pelose delle mie, e io ho bisogno di quei lavoretti per vedere ancora la manine che stavano sul palmo della mia. Sono troppo inzuppati di amore e felicità, illuminano il buio come torce quando ogni anno li tiro fuori dalla scatola. E poi in fondo occupano meno spazio delle mie calze.. (ma questa è un'altra storia).

L’albero è ricoperto di oggetti dissacranti, accanto all’angelo ci sono gli orsacchiotti in cestini mini, le finte caramelle, le casette dipinte con la neve. C’è l’oggetto più abominevole mai visto su un albero: un trionfo di kitsch, di non-senso, di fusione totale tra valori e non valori, religione e assenza di fede, la ricerca dell’infanzia e il consumismo qui e ora:

un puffo vestito da Babbo Natale.

Come liberarmi di una tale meraviglia?

C’è però una cosa che non permetterò MAI sul mio albero: per nessun ragione al mondo ci metterò le LUCINE AD INTERMITTENZA. Quelle no. C’è un limite a tutto…

8 Comments:

At 10:58 AM , Anonymous Anonymous said...

Ma perché non le lucine a intermittenza? Nel mio vecchio lavoro le vendevo: ce n'erano di quelle con le intermittenze variabili, con le luci che si rincorrono e quelle con la musica di sottofondo.
Praticamente psichedeliche.
Costavano quanto un lampadario di Murano, ma fa nulla.

 
At 3:54 PM , Blogger Bhuidhe said...

Scusa ma un buon tab di LSD non costa meno? ;-)

 
At 3:56 PM , Anonymous Anonymous said...

Anche il mio albero era senza luci, rigorosamente vero, comprato e restituito all'Ikea. Arredato con i soliti oggettini di tutti gli anni, ogni volta un po' più anziani e scassati.
Quest'anno però ha collaborato a farlo mio figlio, in un raro momento di riunione casalinga, e questo mi ha fatto pensare a quando era bambino.
E' stato l'unico momento in cui ho pensato che valeva la pena riempirsi la casa con tutti quegli aghi di pino...

 
At 4:56 PM , Blogger assunta altieri said...

Il mio albero è un "non albero". Rami secchi raccolti e spruzzati di oro. Pochi addobbi (negli anni e con tutti i traslochi che ho fatto si sono rotti e persi). Facile da realizzare. Soprattutto facile da disfare. Non ingombrante. Non invadente. Non mistico. Non verde. Non rosso. Non albero insomma...
ciao

 
At 7:22 PM , Blogger Bhuidhe said...

Angelo: bello tuo albero, e non ti pentirai degli aghi tutte le volte che si passa l'aspirapolvere e la stanza di riempie di profumo di pino.

Assu: sempre l'elegantona, eh! Quando mi vieni a trovare ti lascio sola in casa mia per un giorno a riorganizzarla!

 
At 11:33 PM , Blogger assunta altieri said...

Spero di venire presto, magari con Ilaria. Ma non è che con la ristrutturazione hai eliminato il "mio" divano giallo?
Bacetti.

 
At 4:56 PM , Blogger Bhuidhe said...

Il tuo divano giallo è stato spostato ma è sempre qui, e quando verrai sarà a tua disposizione. E' ancora pieno di coriandoli dal Carnevale scorso, pezzi di Lego e probabilmente qualche calzino..

 
At 7:55 PM , Blogger assunta altieri said...

Bene, direi che allora non ci resta che trovare un po' di tempo.
;-)))

 

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