Giallo
Non c’era scompiglio particolare tra i colori il giorno che rubarono la “i” al giallo. Il giallo era un colore talmente gaio e solare e brillante che tutti pensarono fosse soltanto una tipica dimenticanza di un colore così brillante, che male si adattava ai dettagli. Dopotutto, non era mai stato sbiadito, e così, senza la “i”, era soltanto sbadato, niente di più facile.
Ma dopo due giorni, i colori non reggevano più la situazione. Il giallo senza la sua “i” era diventato un gallo, e cantava e si vantava tutto il giorno. Dall’alba, quando il canto era particolarmente acuto e doloroso alle orecchie sonnolente degli altri colori, che pian piano si accendevano, fino alla sera quando, esausto, i suoi toni erano diventati rauchi e insopportabili.
Ma fu soltanto il terzo giorno che i colori si resero conto che non c’entrava nulla il giallo, ora gallo, ma che c’era stato senz’altro un furto. Perché il povero viola era stato pure lui derubato dalla sua “i”, e senza non riusciva a rimanere per terra da bravo colore posato e dignitoso, ma tutti, guardandolo, esclamavano stupiti “vola”! Ed era chiaro che il chiaro, anche lui monco della sua “i”, non poté più esserlo, e questo lasciava tutto il lavoro al povero scuro, e il mondo dei colori si incupì e si rattristò.
I colori primari ora erano soltanto due, e senza il giallo, ora gallo, non riuscirono a compiere più i loro splendidi giochi cromatici. L’arancione si spegneva, perché il povero rosso senza il compagno giallo non poté crearlo. Il verde pian piano scompariva, lasciando il blu solo con il rosso a creare soltanto il viola (che ora vola, e sparisce all’orizzonte).
Era una situazione disastrosa. Era l’apocalisse tonale. L’Armageddon cromatico.
Finché un giorno, misteriosamente, il gallo si svegliò, aprì il becco per cantare, e non uscì che un brillante e caloroso raggio di sole. Il bagliore e il caldo svegliarono gli altri colori, ormai tutti quasi spenti del tutto, e videro con meraviglia che la “i” era tornata al suo posto.
“I!” esclamò il rosso. “Ma dove sei stata? Stai bene? Ti hanno fatto male?”
“Sto bene, caro rosso,” rispose la “i”, “e nessuno mi ha fatto male. Ero un po’ stufa di stare qui, sempre al secondo posto dopo la “g”, e volevo mettermi nel “va” per poi andare “via”. Ho visto tante cose ma poi mi siete mancati e sono tornata.”
“Cara “g”,” disse il rosso rivolgendosi verso la lettera comodamente seduta sulla sua bella coda imbottita (l’invidia della “p” e la “y”), “ma cos’hai fatto alla “i” per farla scappare da questo colore?”
“Ah non lo so,” rispose la “g”. “È un giallo.”
7 Comments:
non sfiguri, a mio avvico, a fianco a Rodari, ché leggo freschezza e serena ironia ad ammaliare grandi e anche bambini.
E' una prova per un testo teatrale per i tuoi spettacoli? Ha i tempi e la freschezza per essere raccontato ad una platea di bambini che immagino rapiti di fronte a questo caleidoscopico vorticare di colori.
Sei brillante e divertente come sempre, è davvero un piacere leggerti! :-)))
Cybbolo: Urco! Rodari! Dici delle belle cose, grazie tantissime. :-)
Angelo: per il momento non lo è, ma chissà... potrei anche fare una cosina "da sola" e senza tutta la baracca del teatro, per i bambini locali.
E guarda che è un piacere avere un lettore così incoraggiante come te!! :-)
Bellissimo. Ma come fai? Voglio dire, ad avere questa maestria con una lingua che non e' la tua. Sei impressionante!
Complimenti per l'acrobazia grammaticale, sei davvero in gamba... io non avrei il coragio di fare una cosa simile in una lingua che non è la mia, anzi, non avrei il coraggio (nè la bravura) di farlo nemmeno con la mia ;-)
anche io ho pensato a Rodari :-) complimenti!
Laura: un buon vocabolario e tante gite su Google per vedere "se esiste veramente quella parola"!
Antonio: quando si scrive per un gruppo di persone amiche, non ci vuole coraggio. Siete tutti molto buoni!
Astrid: wow! Grazie!
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