Quadri di Vita
Cosa stai cercando?
Non lo so.
Cosa sto cercando?
Cosa stai guardando?
Nulla. Tutto.
Quello spazio lì quattro metri su e due in fuori dove
Ora è
Nulla
E’ dove il mio primogenito
Nel offuscato e rauco e viscido
Ha visto il crepuscolo.
Quella rosa l’ho scelta io per la mia bambina.
Quello spazio abbassato, lì teneva i suoi tesori,
Sopra l’armadio.
Quello spazio lì è dove la sua mano piccola
Cercava, tirava, apriva le dita
Guardando nel buio.
Dov’è la macchia di dove
La mia unica rabbia ruppe
La tazza del caffè, lanciandola da
Quattro metri su e tre di lato
Contro la parete?
La tappezzeria si sta sbucciando, è a brandelli,
La stanza grande, la stanza adulta.
Quello spazio lì è dove noi
Fianco a fianco, guardavamo,
Guardavamo la nostra stanza da grandi tappezzata.
Siamo cresciuti,
Siamo adulti.
Abbiamo l’autorità.
Abbiamo la tappezzeria.
E’ questo che chiamano gestalt?
Cercando forma laddove non c’è,
Senza vedere ciò che è.
Non puoi vedere le due cose insieme.
Quello spazio vuoto dove ora potrei
Sparare
Mille traiettorie ininterrotte, diritte come
Coltelli,
Una volta fu uno slalom conosciuto dal corpo,
Le mie gambe e braccia e mani e piedi
Scivolarono facilmente
Intorno ai mobili.
Nel buio, senza occhi, senza guardare,
Potevo camminare la lunghezza del nostro appartamento
E mai una volta sbattere alluce contro gamba di tavolo.
(Ma dove finì poi?)
Quelle righe, quelle non erano spazio.
Quelle erano le pareti, limiti, non-spazio,
Inesistenti ora aperte,
Ferite vive e doloranti.
Cosa sto cercando?
Non lo so.
Cosa sto cercando?
Cosa stai guardando?
Nulla. Tutto.
Quello spazio lì quattro metri su e due in fuori dove
Ora è
Nulla
E’ dove il mio primogenito
Nel offuscato e rauco e viscido
Ha visto il crepuscolo.
Quella rosa l’ho scelta io per la mia bambina.
Quello spazio abbassato, lì teneva i suoi tesori,
Sopra l’armadio.
Quello spazio lì è dove la sua mano piccola
Cercava, tirava, apriva le dita
Guardando nel buio.
Dov’è la macchia di dove
La mia unica rabbia ruppe
La tazza del caffè, lanciandola da
Quattro metri su e tre di lato
Contro la parete?
La tappezzeria si sta sbucciando, è a brandelli,
La stanza grande, la stanza adulta.
Quello spazio lì è dove noi
Fianco a fianco, guardavamo,
Guardavamo la nostra stanza da grandi tappezzata.
Siamo cresciuti,
Siamo adulti.
Abbiamo l’autorità.
Abbiamo la tappezzeria.
E’ questo che chiamano gestalt?
Cercando forma laddove non c’è,
Senza vedere ciò che è.
Non puoi vedere le due cose insieme.
Quello spazio vuoto dove ora potrei
Sparare
Mille traiettorie ininterrotte, diritte come
Coltelli,
Una volta fu uno slalom conosciuto dal corpo,
Le mie gambe e braccia e mani e piedi
Scivolarono facilmente
Intorno ai mobili.
Nel buio, senza occhi, senza guardare,
Potevo camminare la lunghezza del nostro appartamento
E mai una volta sbattere alluce contro gamba di tavolo.
(Ma dove finì poi?)
Quelle righe, quelle non erano spazio.
Quelle erano le pareti, limiti, non-spazio,
Inesistenti ora aperte,
Ferite vive e doloranti.
Cosa sto cercando?
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The original text is here.
5 Comments:
Accidenti Jane che domandone! Cosa cerchiamo? E così per la seconda volta nel giro di pochi giorni mi trovo faccia a faccia con questa domanda.
Riporto il breve dialogo che ho trascritto nel taccuino veneto:
Tu cosa vuoi?
Non lo so. Quando lo avrò fra le mani saprò riconoscerlo.
Sai che hai detto una stronzata, vero?
Sì, ma oggi non ho voglia di rispondere.
Molto bella.
assu
Assu: oggi sono passata di nuovo sotto quella parete, e mi fa ancora più effetto. L'avevo vista in termini molto specifici, una persona che cerca i segni di una cosa una volta conosciuta come le proprie mani ormai sparita, ma soltanto quasi. Non del tutto.
Stavi cercando il tuo rapporto con il passato, Jane, stavi cercando di rimettere insieme dei luoghi mentali con quelli fisici, che il tempo ha mutato. A volte i mutamenti sino eclatanti, come in questo caso, e a volte sono sottili, sfuggenti, e possono ingannarci e farci credere che niente è cambiato. Ma non è vero: noi siamo cambiati, i nostri figli sono cambiati, le infinite relazioni che tengono insieme l'Universo è che si mantengono stabili un solo istante sono cambiate.
Angelo: credo tutto cambia e di continuo. Basta una sfumatura e un rapporto cambia, una parola, un momento può lasciare segni indelibili.
Ho fatto la "scritta" dopo aver fatto quella foto, perché volevo cercare di sentire cosa si prova nel vedere annullata un'entità fisica così carica come la propria casa. Era una zona di abitazioni vecchie, di quelle dove una donna arrivava giovane sposa e faceva la sua ultima uscita ormai vedova da tanto accompagnata da figli, nipoti e vicini di casa, una vita dove cambia il contenuto ma non il contorno.
Cosa si prova quando il contorno non solo cambia ma di colpo e distrutto?
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