Monday, March 10, 2008

Zolfo (2)


E così i datori di lavoro ritengono che siano troppo forti e ingiuste le sanzioni contro di loro nel caso di decessi o infortuni per mancanza di rispetto delle regole della sicurezza.
Forti e ingiuste, non lo so, ma inutili, sì. Totalmente. In inglese c’è il detto: lock the stable door after the horse has bolted: chiudere la porta della stalla dopo che il cavallo è scappato.

Non è il taglio sulla testa di chi non ha permesso o obbligato al lavoratore le misure di sicurezza che cambierà le cose. Non è nemmeno il casco in testa, anche se questo aiuterebbe. Quello che ci vuole è un cambiamento dentro la testa.

Non conosco le leggi sulla sicurezza, ma in questo paese che tanto ama legiferare su ogni sfera della vita pubblica e privata dubito che mancano. Mancano però gli strumenti di controllo e la prevenzione, e ancora più fondamentale, manca il senso che rispettare le norme sia una cosa “normale”.

Finché si tratta di chiedere ai lavoratori regolarmente assunti di osservare i loro diritti-doveri nel campo della sicurezza con mezzi a loro disposizione (cioè mettiti il casco e non lasciarlo appeso al chiodo) credo che sia lecito chiedere questo sforzo di civiltà. Ma come fare quando si tratta di un lavoratore a giornata o a settimana, in nero, in un posto di lavoro abusivo e non in regola? Oltre alle vittime che cadono sul posto di lavoro dobbiamo anche chiedere a questi vulnerabilissimi esseri di sacrificarsi insieme alle loro famiglie?

Come chiedere a loro di fare denuncia se l’aria per parlare li manca, se il respiro non ce l’hanno, avendo la gola stretta da un lato dalla mano di una classe politica fine in se stessa e dall’altro da una criminalità organizzata idem? (E se guardate bene spesso le mani libere dalle due parti di stanno stringendo dietro alla schiena del nostro lavoratore che annaspa…)

7 Comments:

At 5:18 PM , Blogger Pippi said...

Hai ragione tu. La legge c'è. E' la 626. E' piuttosto articolata, ma quasi nessuno la conosce e soprattutto mancano i controlli. In quanto al lavoro nero poi, quella è un'altra piaga. E' l'Italia. Ho letto anche Zolfo 1. Le tue parole sono come una staffilata. Un abbraccio.

 
At 6:10 PM , Blogger matteo said...

Le leggi ci sarebbero. Anzi, ci sono. La 626, che regola la sicurezza sui luoghi di lavoro, e la 494 che riguarda in particolare la sicurezza nei cantieri. Tutte e due sono in vigore da più di dieci anni. Il problema è di mentalità: in Italia ci sono ancora un sacco di datori di lavoro e lavoratori che considerano buttato via il tempo dedicato alla formazione in tema di sicurezza. Poi succedono gli incidenti. Settimana scorsa è scoppiato un incendio in uno stabilimento nel bergamasco, della Bonduelle mi pare, dove però un buon piano di sicurezza e un responsabile che sapeva cosa fare hanno permesso l'evacuazione immediata e senza che si facesse male nessuno. In quelle cisterne, invece, sai meglio di me come è andata. Un primo passo avanti sarebbe quello di considerare normale quanto successo nel primo caso, ma direi che siamo ancora piuttosto lontani. Altro problema, e non da poco, è il lavoro fatto per conto terzi da piccole aziende, che spesso operano al di fuori di ogni controllo e normativa.

 
At 6:37 PM , Blogger Bhuidhe said...

Giulia: grazie, davvero. Un abbraccio a te.

Matteo: grazie delle info anche a te. Purtroppo, come Giulia, hai pianamente ragione.

 
At 10:34 PM , Anonymous Anonymous said...

La 626 e la 494 possono essere applicate in diversi modi, a seconda della coscienza (o meglio, della spericolatezza) del responsabile della sicurezza.

Guarda che il problema vero è che la sicurezza costa. Se il datore di lavoro non risparmiasse un mucchio di soldi dalle inosservanze, farebbe applicare le regole, quelle importanti, e i morti sul lavoro diventerebbero un decimo nel giro di qualche anno. Ma ha convenienza a rischiare... anzi, cosa rischia? Quasi niente.
Se non viene fuori una strage nessuno fa niente, al massimo la ditta si fa fallire (tanto ogni quattro-cinque anni nell'edilizia conviene, per motivi fiscali). Il responsabile della sicurezza può anche essere un prestanome, fino a qualche tempo fa un dipendente poteva essere dimissionato in qualsiasi istante, e ancora adesso può essere assunto retroattivamente. Nei contratti di appalto la sicurezza non è soggetta a ribasso, ma poi i lavori vengono sub-sub appaltati e ogni cosa si disperde. E questo succede a Genova, non so cosa possa essere al sud!
I padroni non vogliono un inasprimento delle regole perché aumenterebbero i costi, e un morto verrebbe a costare 100.000 euro invece di 50.000 (mi invento delle cifre), niente altro.

Se un responsabile di processi sa che rischia quello che rischia ora, dove nel dedalo di leggi che c'è con un buon avvocato alla peggio si prende sei mesi con la condizionale, se non ha ancora avvisi di garanzia può scambiare il rischio con un lavoro ben pagato, ma se l'eventualità di finire dentro è reale allora alza il prezzo, e questo è un costo.

Se è rovinato per sempre allora sta attento, ed ecco che nessuno può mettersi scientemente a rischio, perché LUI controlla.
Adesso, invece, se il dipendente di una piccola impresa pretende di mettersi le imbragature per lavorare sui ponteggi viene mandato a casa...

 
At 9:36 AM , Blogger Antonio from Italy said...

Una curiosità: ma in Gran Bretagna come sono messi con le morti sui luoghi di lavoro?
Che leggi ci sono a tutela e a salvaguardia della sicurezza?

 
At 9:41 AM , Blogger Bhuidhe said...

Angelo: grazie delle considerazioni, purtroppo il soldo è responsabile di tante di quelle cose... Mi ricordo un'assurdità su un autostrada tanti anni fa, non mi ricordo nemmeno se qui o in GB: una macchina ha sbandato e invece di essere fermata dalla guardrail, l'ha sfondata provocando una strage dall'altra parte. Hanno scoperto che la ditta aveva piantato i pali a metà della profondità indicata per la sicurezza perché scavare metà buca costa metà in termini di tempo e stipendio.

 
At 9:47 AM , Blogger Bhuidhe said...

Antonio: bella domanda, e sono molto ignorante. Le leggi ci sono e come, probabilmente molto simili a qui, ma meno lasciate alla discrezione. La morte sul lavoro è un fenomeno che non si sente, non c'è sui giornali o in TV, non accade come qui. Basta passare per un qualsiasi cantiere e guardare le teste e i piedi dei lavoratori, le corde di tenuta ecc, per vedere che le norme sono generalmente rispettate come una cosa normale, senza doverci nemmeno pensare. Non c'è il livello di criminalità che porta a così tanto lavoro lavoro illegale, il lavoratore è più tutelato (per quanto la Thatcher abbia aggredito i sindacati, funzionano ancora, come la giustizia, e in tempi più brevi) e c'è un senso di correttezza pubblica (la furbizia è vista come una cosa che prima di tutto nuoce a chi lo pratica) che lo sostegna.
Nessun posto è perfetto, e ci sono problemi, e furbacchioni, e disonesti anche lì, e ci sono cose che qui in Italia si fanno meglio, ma si respira un'altra aria in questo senso, nel mondo del lavoro.

 

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