Thursday, February 28, 2008

Zit è tra noi


ZIT GRANDE LEADER DEL PIANETA BLOG è stato inventato 10 minuti prima dell'ultimo spettacolo. Io e Zit abbiamo dovuto fonderci in scena, non avendo del tempo per conoscerci meglio prima.
E' stato amore a prima battuta (per la cronaca la battuta è AAAGGGHHH urlato a squarciagola mentre Zit si lancia in scena da una sedia assai precaria appena dietro la quinta).
Il collega è rimasto talmente scioccato che si è dimenticato l'intera scena.
Zit ha avuto grossi problemi di crescita, ma la sua innata furbizia e profonda disonestà (l'unica cosa in cui è coerente aparte la violenza gratuita) hanno fatto sì che, psicopatico e megalomane che è, ha preso il controllo del Pianeta Blog e ora è leader indiscusso.
(E per la cronaca, il Pianeta Blog è stato nominato dal collega che di blog non sa neanche che esistono. )
L'oggetto di scena preferito di Zit è un coltello da cucina lungo 40cm. Non saprebbe neanche cosa farsene di una forchetta aparte forse ficcarla nell'occhio di qualcuno.
Un abbraccio da Zit.

Sunday, February 24, 2008

Corti si può

Per gli amanti del corto, segnalo la bellissima iniziativa di Barbara Garlaschelli. Tanti ricchi spuntini per chi non ha tempo per un pasto fatto di primo, secondo e contorno, ma lo stesso vuole qualcosa di sostanzioso, divertente, provocatorio, tutte quelle cose che si possa essere in 1.800 battute...

Friday, February 22, 2008

Piccoli omini crescono

Oggi mio figlio di 1o anni mi ha presa in braccio e mi ha portata in giro per diversi metri.
La sensazione di sentire l'uomo che sta crescendo nel bimbo che ho allattato è stata sconvolgente.
E bellissima.

Monday, February 18, 2008

Buràn - Il Cibo

In edicola oggi, una scorpacciata di racconti tradotti da altre lingue da una serie di baldi traduttori che lavorano, come i redattori, per l'amore della cosa: Buràn, questa volta centrato sul tema del Cibo.

Sunday, February 17, 2008

Le Nostre Notti


Basato sulle parole di Primo Levi, Le Nostre Notti è un breve (40 minuti) spettacolo centrato sulla figura di un tormentato e logorato prigioniero di Auschwitz che alterna momenti lucidi con momenti di sogno-incubo angoscianti, la sua voce che si mescola con un sottofondo di treno, fischio, altre voce, la sua voce... Una figura invecchiata, debole, che tossisce di continuo.

L'introduzione, la breve fase penultima e la recitazione dell'ultima parte di "Se Questo è un uomo" sono fatte da una figura femminile piuttosto spettrale illuminata dietro a una rete recintaria che cade a pezzi, uscendo raramente dal suo spazio angusto e confinato. Una recitazione che deve essere ritmata e controllata, che lascia spazio alle parole senza drammatizzarle in maniera condiscendente ed esplicativa. Solo due brevi uscite di rabbia e incazzatura.

Nonostante abbia provato diverse volte le scene, quando parte la musica da sottofondo, mi sento sempre bloccare la gola, e ho grossi problemi a tenere ferma e controllata la voce e il corpo. Quando poi alla fine il protagonista (bravissimo) comincia a recitare "Considerate se questo è un uomo", tutte le volte vengo percossa di brividi fortissimi e mi manca il respiro.

Quando entro con "Considerate se questa è una donna" mi sento sulle spalle una responsabilità immensa, per tutte le donne, mi sento sulle spalle milioni di mani leggere, pesanti, bianche, rovinate dal lavoro, ancora paffute, macchiate dall'età, che mi chiedono di recitare per loro. Sento l'abbandono del mio corpo alle parole e mi sento strumento e passaggio. Non so dove vado durante quei momenti ma non ci sono più.

Non credo di avere le parole per spiegare in fondo cosa provo facendo quel pezzo.

Friday, February 08, 2008

Le Conversazioni Possibili

Jane: Pronto!
Collega: Ciao, sono io. Senti, hai lasciato il tamburello nella mia macchina.
Jane: O grazie, guarda che tu hai lasciato la tua clava nella mia.
Collega: Quella grossa o quella piccola?
Jane: Quella grossa, il manganello piccolo ce l'ho in borsa.
Collega: Bene, te lo ricordi sabato sera che ci serve?
Jane: Certo!
Collega: E il pollo di gomma? Dov'è?
Jane: E' nel tuo salotto sotto il capello da cowboy.
Collega: Ah ecco, me lo devo ricordare. Se no, non lo posso baciare.
Jane: Eh sì, a me piace quella parte lì. Senti ma quando mi tocchi le tette ti devo chiamare bestia o porco?
Collega: Vai tranquilla con porco, bestia per quando ti tocco il culo.
Jane: Ah OK, giusto per sapere se hai una preferenza. Allora a più tarde.
Collega: Ciao ciao!

Adoro il mio lavoro...