Sunday, April 29, 2007

Words, words, words

An occasional column on words essential to the survival of a lost Celt in Padania.
Rubrica occasionale di parole essenziali alla sopravvivenza di una celta sperduta in Padania.


1. Sgriob:
Gaelico scozzese - (nome astratto) la sensazione di leggero prurito che si avverte sul labbro superiore appena prima di sorseggiare un bicchiere di whisky (dei tests scientifici svolti diverse volte nel mio salotto, ops intendo laboratorio, dimostrano che non è un fatto genetico, anche gli italiani possono essere adeguatament educati a sentirlo)

- Scottish Gaelic (noun) the sensation of slight itching or tickling that one feels on one's upper lip just before taking one's first sip of a glass of whisky (scientific tests carried out several times in my living room, sorry I mean laboratory, show that this is not a genetic characteristic, but even suitably trained Italians can learn to feel this sensation).


2. Gelato:
Italiano (sost. masch) - dolce a base di latte, zucchero e altri ingredienti che viene fatto solidificare per congelamento.
Per gli italiani sinonimo di uno stile di vita attiva e energica, di sport e movimento.
Per una Celt sperduta in Padania sinonimo di sfinimento, collasso su una sedia semi-cotta dal sole e totalmente cotta dalla stanchezza, mi mangio un gelato che non ce la faccio più va.

Italian, (noun, count and uncount, reg pl) - a sweet based on milk and sugar and soldified by freezing.
For Italians, synonymous with an active, energetic lifestyle, sport and movement.
For a Celt lost in Padania synonymous with exhaustion, collapse, I'll have an icecream, I'm totally shagged out folks.


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Incipit

Ops. Il gioco prevede gli incipit dei 5 libri. OK:

Jane Eyre: There was no possibility of taking a walk that day. Non si poteva proprio andare a passeggio, quel giorno.

La Bibbia: In the beginning God created the heaven and the earth. In principio Dio creò il cielo e la terra.

Good Housekeeping's Picture Cookery: Hors d'oeuvre, which are served as the preliminary to a meal, should be small, attractive and appetising. Gli antipasti, serviti prima di un pasto, dovrebbero essere piccoli, attraenti e gustosi.
(sento già la valanga di battute...)

Our Mutual Friend: In these times of ours, though concerning the exact year there is no need to be precise, a boat of dirty and disreputable appearance, with two figures in it, floated on the Thames, between Southwark Bridge which is of iron, and London Bridge which is of stone, as an autumn evening was closing in.
In questi tempi, anche se l'anno esatto non ci riguarda, una barca sporca e losca con a bordo due persone, galleggiava sul Tamigi tra Southwark Bridge, che è di ferro, e London Bridge, che è di pietra, al crepuscolo di una serata d'autunno (trad. mia non ufficiale).

The Prime of Miss Jean Brodie: The boys, as they talked to the girls from Marcia Blaine School, stood on the far side of their bicycles holding the handlebars, which established a protective fence of bicycle between the sexes, and the impression that at any moment the boys were likely to be away.
I ragazzi, mentre chiacchieravano con le ragazze dalla Scuola Marcia Blaine, si tenevano dall'altro lato delle loro biciclette, mani sui manubri, così di creare una barriera prottetiva di bicicletta tra i due sessi, e dare l'impressione che tra un momento se ne sarebbero andati. (trad. mia non ufficiale).

While we're on the subject:
Già che ci siamo:
Info: Fri 5th and Sab 6th May, Varese, play based on The Prime of Miss Jean Brodie, in English.
Ven 5 e sab 6 maggio a Varese, rappresentazione teatrale in inglese di The Prime of Miss Jean Brodie.
Link: il gioco dei fincipit di un po' tempo fa, divertentissimo!
A game, give the start of a famous novel, and finish it in the next line (cut a long story short!): in Italian.

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Thursday, April 26, 2007

25 aprile (2)

Ieri sono stata a Piazza Duomo a Milano per partecipare al corteo nazionale in compagnia di un giovane blogger, giornalista in erba.
Ho assistito piuttosto emozionata alla gentilezza di un partigiano, una partigiana e un deportato politico mentre concedevano interviste, tempo e tenerezza al mio giovane collega.
Quando avrà pubblicato sul suo blog il risultato, vi farò avere il link.

Gimme Five

Ahem. Sono stata nominata da Assu, quindi siccome non voglio che mi tolga la parola, eccomi.
Mi ha anche fregato metà della gente che legge qui siccome già lei c’è, poi ha nominato Angelo, e poi qualcuno ha nominato Alba. Quindi io non nomino, ma chiedo con estrema umiltà se hanno voglia di parlarne:
- Matteo (perché è sano di mente, non ha un blog- può usare il mio – e ha letto cinque volte la quantità del normale bibliofilo)
- DeCaDe (perché ha la libreria più ordinata che io abbia mai visto e così potrà facilmente accedere ai volumi importanti mentre io devo andare a buttarmi sotto mucchi di libri polverosi un po’ dappertutto)
- Narsil (perché vorrei sentire cosa legge una donna in gamba al giorno d’oggi)
- Antonio (perché non ho la più pallida idea di cosa legge e sono curiosa)
- George Clooney (perché mi piace nominarlo)
- Zu (perché… ah, scusa sono già al no.6, ok te la sei cavato… e poi hai già dato.. però se insisti…)

I libri: cerco di essere breve, una cosa sulla quale sto lavorando da un po’ di tempo. Sintetica no perché mi piace pensarmi roba genuina e naturale.

Jane Eyre di Charlotte Brontë (1847)
Il libro romantico per eccellenza, il grande sogno adolescenziale dell’amante forte e tenebroso del passato dubbio che viene dominato dall’amore della sua donna; credo di aver sentito quel strano “blup” nello stomaco per la prima volta quando il magnifico Rochester bacia Jane nel frutteto (non è un eufemismo inglese, intendo proprio tra gli alberi, e intendo alberi, siamo nel 1847 ragazzi).
La lettura ha poi progredito e ha sfruttato anche quando, passata la fase del desiderio del amante forte e tenebroso (che almeno abbia un senso dell’umorismo!) mi sono lanciata nelle letture sotto chiave “psicologica” – vuoi mettere la moglie impazzita nel sottotetto che incarna tutto l’animale della femmina e la candida e innocente Jane scissa da questo suo lato?

La Bibbia, autori vari, epoche varie
Ho cominciato a leggerla capitolo per capitolo usando un pezzo di un righello di plastica verde rotto come segnalibro a 11 anni. In quel momento ero semplicemente affascinata dai racconti e dall’antichità del testo.
Rimane una delle letture più affascinanti del mondo, essendo un testo sia prodotto delle più profonde necessità dell’essere umano, sia la pietra sulla quale si è fondato così tanto del bello e del terrificante dell’esistenza umana. Non mi dilungo, sto dicendo cose ovvie credo.
La mia prima incazzatura che si possa definire “femminista” l’ho avuto a 12 anni quando sono arrivata alla storia di Jacobbe che lavora 7 anni per vincere la mano dell’amata Rachele: finalmente si corica con lei, la conosce appunto biblicamente, e poi la mattina dopo con la prima luce scopre che gli hanno infilato Lea nel letto.
Ora non so se ero più incazzata per Rachele che ha dovuto aspettare altri 7 anni prima di essere concessa nel mondo maschilista all’uomo che tanto aveva faticato per averla, o per Lea cacciata nel letto controvoglia con il fidanzato della sorella, e poi trattata insieme ai suoi figli come la famiglia di Serie B. Ragazzi, così non va. Non mi è mai andata giù ‘sta cosa qui.

Our Mutual Friend (Il Nostro Amico Comune) Charles Dickens (1865)
Brillante per la commedia, geniale per l’osservazione dei piccoli dettagli che di colpi ti proiettano nel mondo del 1865 come fossi davanti ai tuoi occhi con i suoi rumori, i suoi odori, il polvere che investe il bimbo di 2 anni seduto tutto contento al bordo della strada a guardare le carrozze e i cavalli, le operaie che corrono a vedere un incidente e tirano su le loro masse di capelli che cadono mentre corrono.
Il Tamigi, il lerciume, la puzza, il veleno, Lizzie che toglie lo sguardo mentre aiuta suo padre fare il suo mestiere di tirare i cadaveri fuori dal fiume.
Oltre a grandissima letteratura, questo è giornalismo di primissima qualità: come disse L.P. Hartley in “The GoBetween”, “il passato è un altro paese, fanno le cose diversamente lì” e leggere Dickens, soprattutto qui, equivale a leggere un ottimo pezzo scritto sul Katmandu o la Patagonia: ci stai. Solo che è 1865.

Good Housekeeping’s Picture Cookery 1950
Per le case più raffinate
Libro di cucina di mia nonna che mi ha salvato in diverse occasioni sociali e se mai dovessi volermi lanciare in cigno arrosto o uovo di arringa puré saprò dovere guardare. Oltre a queste eccentricità di tempi passati, racchiude il meglio della buona vecchia cucina britannica quando la domenica significava roast beef, Yorkshire pudding e patate al forno.
Corredato di foto che per l’epoca erano un lusso sfrenato, e che ancora oggi, dopo mia mamma e i suoi fratelli, dopo me e le mie sorelle, incantano i miei bambini (comprerò uno scanner soltanto per la gioia di condividere con voi le paste decorate con tutti i colori dell’arcobaleno…)
Libro che mi aiuta anche ogni giorno che lo sfoglio a ricordarmi cosa significa essere “femminista”, basta sfogliare le pubblicità in fondo con le loro immagini di donne perfette in abitini floreali, immancabili giri di perle intorno al collo (per strozzarle?) e grembiuli candidi, felici e realizzate perché hanno una nuova cucina in melanina (panelli disponibili anche per il bagno e la camera da letto) e un forno con lo sportello che si apre da su in giù permettendole di appoggiarci sopra teglie calde. Oh Yeah. Donne, questa sì che è vita.

The Prime of Miss Jean Brodie (Gli anni fulgenti di Miss Brodie) Muriel Spark, 1961
Il talento della Spark, nota autrice scozzese, nello scovare e raccontare le nicchie più buie dell’anima, soprattutto femminile, è a dire poco spaventoso. In questo racconto in particolare presenta i danni nel tempo a partire dagli anni ‘30 causati da una persona apparentemente socialmente innocua, la professoressa fascista Jean Brodie, signora zitella di Edimburgo cosciente dell’appassire del suo splendore fisico, che cerca di indottrinare le sue “girls” e in maniera losca designare la sua successore nelle grazie degli uomini. Un orrore.
Gronda dettagli dell’epoca delle mie prozie zitelle, che potevano essere le sue sorelle (a parte che non erano dementi come Brodie) per provenienza sociale, stile di vita.. Quando leggo questo romanzo rimango sempre stupefatta della capacità di Spark di girare il personaggio come un guanto e, come Dickens, di mostrarti un epoca e un posto in maniera da catapulatarti lì. Sento di nuovo i vecchi odori, vedo di nuovo i vecchi colori, le forme e le linee degli anni ’30 che erano le case delle mie prozie quando io andavo a trovarle nelle loro case-musee negli anni ’70.

Non sono stata breve. Passo e chiudo.

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Wednesday, April 25, 2007

25 aprile


Non dimenticare.
Lest we forget.

Friday, April 20, 2007

Quo vadis?

A questo punto ho gettato la spugna, ho rinunciato ad ogni speranza di arrivarci (in questa vita)...

At this point in my journey I just gave up.

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Wednesday, April 18, 2007

Bambini nella rete



Questa è una questione che per motivi ovvi mi preoccupa moltissimo. Negli ultimi mesi, leggendo un po' qui e un po' là, mi sono trovata a pormi sempre più spesso la domanda: sono io che sono un'ossessionata ingenua ed esaggerata, o veramente i genitori che allegramente pubblicano regolari notizie sui propri figli ancora piccoli con tanto di nome vero e foto, su blogs e altri tipi di piattaforma su Internet, con indizi palesi per l'identificazione delle famiglie, sono discutibili?


Quando leggo che "Giovanni" o "Maria", di 4 o 8 anni, di cui sto ammirando la foto e di cui potrei in 5 minuti scoprire l'indirizzo, il numero di telefono, la scuola materna o elementare di frequenza, ha fatto questa o quest'altra cosa divertente, non mi diverto. Mi si gela il sangue.


Questi genitori hanno chiesto il permesso ai pargoli difondere notizie di natura privata su Internet all'intera pianeta?


Si sono accorti che avrebbere un pubblico potenziale infinitamente più piccolo pubblicando il post sulle prime pagine delle 5 testate italiane di maggiore diffusione?


Sono sicuri che i bambini sono contenti che Maria Pincopallino nella 4a ora sa qualcosa di loro che loro non hanno raccontato perché il Sig, Pincopallino si diverte a girovagare per blogs?


E se veramente questi blogs esistono "perché quando saranno grandi i bambini avranno un archivio storico sulla loro infanzia, lo faccio per loro" perché allora non sono fatti di documenti Word e albums fotografici in maniera privata? Perché non sono pubblicati su piattaforme che consentono la visione soltanto a chi ha un password e un'autorizzazione?


L'orgoglio parentale è tanto e naturale e cosa buona e giusto, ma credo profondamente che lo è anche il PROTEGGERE e non l'ESPORRE le creature che abbiamo sotto la nostra tutela.


E questo significa esporre Internet ai bambini e spiegare loro cos'è e come funziona, e non esporre i bambini ad Internet.

Notizie diffuse lunedì 16 aprile, nel UK e in Italia:

Da The Scotsman, autorevole giornale scozzese:
Grosso aumento di siti web con foto di abuso su minori
Scotsman - 16 aprile 2007 Il numero di siti web offrendo foto dei peggiori abusi sessuali su minori è quadruplicato negli ultimi tre anni, secondo un studio recente. La Fondazione Soveglianza di Internet (Internet Watch Foundation) dice che il 29% dei siti indicati a loro nel corso dell'anno scorso come non idonei per la diffusione mostravano abuso sessuale estremo su minori,...

Reuters:
Web 11% dei bambini incontra pedofili in chat ma non ne parla
lunedì, 16 aprile 2007 4.38
ROMA (Reuters) - L'11% dei bambini italiani che frequenta le chat line sulla Rete ha avuto un contatto diretto con un pedofilo, ma il 75% di questi non ne parla con i propri genitori per vergogna, incoscienza, ma anche perché sicuro che la famiglia "non avrebbe capito".
Lo dice una ricerca della Polizia delle comunicazioni, illustrata oggi alla presentazione di un programma di educazione dei minori all'utilizzo consapevole del Web creato dall'Unicef in collaborazione con Microsoft...
79% dei minori utilizza Internet, secondo lo studio -- non sembra corrispondere ancora una consapevolezza e un'educazione efficace dei genitori,...
solo il 23% dei bambini viene seguito sempre durante la navigazione, mentre il restante 77% viene seguito "qualche volta" (46%) o "mai" (30%).





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This is a subject which for obvious reasons I find extremely worrying. Over the past few months, reading around, here and there, I've found myself pondering the same question over and over: am I over the top, ingenuous and going too far, or are the parents who happily publish regular information regarding their children's private lives along with real name and photo on blogs and other sites with clear and obvious indications regarding the family's identity, perhaps questionable?


When I read that "John" or "Mary", 4 or 8 years old, whose photo I am admiring, and whose address, phone number and Primary School I could get hold of in 5 minutes, has done this very entertaining thing, I find I am not in the slightest bit entertained. My blood runs cold.

Do these parents have their children's permission to spread this private information around the whole planet on Internet?


Do they realise that their potential public would be infinitely smaller if they published the post on the front page of the nation's 5 major newspapers?


Are they sure that their children are cool with the idea that Thingumyjig in Primary 4 now knows something about them they didn't choose to tell because Thingumyjig's Dad surfs blogs?

And if it's so true that these blogs exist because "this is all for the kids when they grow up, I'm doing it for them", then why don't they consist of Word documents and photo albums? Why aren't they on private platforms which allow only authorised readers with a password to access them?


Parental pride is BIG, it's natural, it's the right thing, but I can't help believing that it is also the right thing to PROTECT and not to EXPOSE the young people in our care.



And that means exposing children TO Internet and not ON it.

News from Monday 16th April, UK and Italy:

From The Scotsman:
Big rise in websites showing child sex abuse
Scotsman - 16 Apr 2007THE number of internet sites showing the worst forms of child sex abuse has quadrupled in three years, according to a new report. The Internet Watch Foundation (IWF) said 29 per cent of web pages reported to it last year showed extreme child abuse, ...



Reuters:
Web - 11% of children meet paedophile in chat but refuse to admit it, Monday,16 aprile 2007 4.38 ROME (Reuters) - 11% of Italian children who use chatlines on the web have had direct contact with a paedophile, but 75% of them refuse to talk about it with their parents because they feel ashamed, because they don't understand the gravity of the situation and also because they feel sure that the family "would not understand". This is the result of a study by the Italian communications police presented today as part of an educational project together with UNICEF and Microsoft, aimed at teaching children to use the Web correctly... 79% of minors use Internet according to the study... but there does not appear to be a similar level of awareness and education on the part of parents,... only 23% of minors use Internet only in the presence of a parent, while the other 77% are followed "sometimes" (46%) or "never" (30%).

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Monday, April 16, 2007

:-O


Questa meraviglia è il lavoro di un artista grafico svedese, Thomas Broomé, che disegni interni in dettaglio minuzioso usando soltanto i sostantivi che nominano ogni oggetto. La collezione si chiama Modern Mantra. Vale la pena fare un giretto su Google Immagini per vederne altri.

Riesce persino a fare le piege delle lenzuola...


This incredible drawing is by Swedish artist Thomas Broomé, who draws interiors in minute detail using only the names of the objects he draws. The collection is called Modern Mantra. It's worth taking a little trip through Google Images to see more.

He even manages to draw the folds in bedsheets...

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Sunday, April 15, 2007

April: Alan Johnston



A Palestinian group calling itself the Al Tawhid Al Jihad brigade has issued a claim that it has killed BBC Gaza correspondent Alan Johnston. The BBC says it is aware of the reports and is deeply concerned.

GAZA (Reuters) - La Bbc ha espresso profonda preoccupazione per una e-mail diffusa oggi in cui sui afferma che il corrispondente britannico disperso a Gaza, Alan Johnston, sarebbe stato ucciso dai rapitori, anche se l'emittente televisiva e funzionari palestinesi non hanno confermato la notizia.
(Yahoo Italia homepage)


THE WASTELAND T.S. ELIOT 1922

1. The Burial of the Dead

APRIL is the cruellest month, breeding
Lilacs out of the dead land, mixing
Memory and desire, stirring
Dull roots with spring rain (...)
What are the roots that clutch, what branches grow
Out of this stony rubbish? Son of man,
You cannot say, or guess, for you know only
A heap of broken images, where the sun beats,
And the dead tree gives no shelter, the cricket no relief,
And the dry stone no sound of water.

Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera (...)
Quali sono le radici che s'afferrano, quali i rami che crescono

Da queste macerie di pietra? Figlio dell'uomo,
Tu non puoi dire, né immaginare, perché conosci soltanto
Un cumulo d'immagini infrante, dove batte il sole,
E l'albero morto non dà riparo, nessun conforto lo stridere del grillo,
L'arida pietra nessun suono d'acque.


Rabrindanath Tagore
April, like a child,
writes hieroglyphs on dust with flowers,
wipes them away and forgets.

Aprile come un bimbo
dipinge sulla terra
immagini colorate:
un istante dopo le cancella ,
se ne va via
e dimentica ogni cosa.
(trad: P. Marino Rigon)

Ringraziando Angelo, aggiungo Aprile dei Gang

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Friday, April 13, 2007

Yellow forever


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Yellow for JTB


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Wednesday, April 11, 2007

Regole per i blog?

Proposta di introdurre un codice al livello di legislazione per la gestione dei blog:
http://liberoblog.libero.it/tecnologia/bl6673.phtml
Che ne pensate?

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Saltire


Angus, re dei pitti, sapeva che ormai tutto era perduto.

Non rimaneva che l'ultima speranza, che era anche il primo rifugio dell'uomo che sta per passare da questo mondo al prossimo: la preghiera.

Le battaglie erano state dure e c'erano state forti perdite, nonostante l'alleanza con il popolo scotto di Dalriada. Eochaidh il re amico era affidabile e astuto, ma questa volta sia lui che Angus erano in fuga davanti ai numeri e la forza degli angli della Northumbria e il loro re Athelstan.

Ormai poco più che un avan-gruppo, non più un esercito, erano bloccati da un lato da un fiume inattraversabile senza barche, e su tre lati dalle forze di Athelstan.

Angus, re dei pitti, aprì gli occhi per farsi assorbire un'ultima volta dal cielo rosso, giallo, verde, viola della sua terra all'alba, dai suoi antenati. È duro morire all'alba, momento di inizio, di speranza, momento già futuro scandito in un brevissimo presente.

Lentamente i colori si schiarirono, e l'azzurro di una giornata perfetta intinse ogni cosa dalla collina di Traprain a ovest al mare ad est, dal volcano spento al nord alla brughiera a sud.

Lentamente centinaia di occhi pitti si alzarano e videro ciò che vide il loro re, prima della battaglia già persa.

Angus si inginnochiò.

- Rendo grazie al Signore, rendo grazie a Sant'Andrea e giuro sul casato reale e sul mio onore da re che il mio popolo prenderà come stendardo ora e per sempre il segno della vittoria.


832AD: i due re del nord dell'isola Gran Bretagna, Angus (pitti) e Eochaidh (scotti) sono sotto costante pressione e attacco dalle forze di Athelstan, re degli angli del Northumberland. Messi in fuga durante l'ultimo scontro, i pitti si trovano separati dagli alleati, e circondati dalle forze angli, bloccati dal fiume. Il re Angus sa che non può che fermarsi e combattere, e sa che è già una battaglia perduta.

Prega Sant'Andrea per aiuto e forza, e la mattina prima della battaglia, alzando gli occhi al cielo, vede che le nuvole bianche hanno formato una perfetta croce di Sant'Andrea. Forte del segno di suo protettore, vince la battaglia impossibile, uccide Athelstan, e manda a casa gli angli. Tutto nel paesino ora nominato Athelstaneford.

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Monday, April 09, 2007

Ajmal Naqshbandi


Follia.
Madness.

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Saturday, April 07, 2007

Modern Times


Sto scrivendo un corso che sarà disponibile esclusivamente online. Userà la tecnologia dell’informatica e della comunicazione virtuale, userà un nuovo ed efficientissimo piattaforma per l’educazione nell’aula virtuale, userà più possibilità offerte dal software moderno e da Internet.

Ecco la tecnologia all’ultimo grido che sto usando:
Hardware: il mio tavolo (la mia sedia invece è imbottita)
OS: scrittura a mano (leggibile) in lingua inglese
Software: carta formato A3, penna nera, matite colorate
Unità di supporto: la mia testa, fotocopie di vecchi seminari
Backup: copiose tazze di caffè
Eventuali collegamenti ipertestuali: qualche libro mi capita di avere in giro
Link: io che urlo ai bambini di stare un po’ zitti o uscire a giocare in giardino.

Plus ça change…
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Here I am busy at work on the creation of a new course which will be available exclusively online. It will take advantage of information technology and virtual communication, it will involve using a new and highly efficient virtual education space, it will draw on the most modern software and depend on Internet.

Here is the state-of-the-art technology I’m using to build this course:
Hardware: my table (my chair is however complete with cushion)
OS: handwriting (legible) in English
Software: sheets of A3 paper, black pen, coloured pencils
Extra material: my head, , photocopies of old seminars I’ve done
Back up: loads of coffee
Possible hypertext links: a few books I have lying about
Direct links: me shouting at the kids to be quiet or go outside and play in the garden

You can’t teach an old dog new tricks…

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Wednesday, April 04, 2007

L'Ultima Ceretta

Le foto del post precedente sono:
- a sinistra: la maschera di cera fatta a Maria Stuarda mezz'ora dopo la sua decapitazione
- a destra: ricostruzione un po' romantica basata sulla maschera di cera
Pare che era calma.
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The photos in the previous post show:
- left: Mary Queen of Scots' death mask, 30 minutes after her beheading
- right: a somewhat romantic reconstruction of her face based on the mask
Apparently she was calm.

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Tuesday, April 03, 2007

The Last Queen


La persona più potente nel suo reame, sconfitta dalla sua femminilità, la sua essere donna, la sua capacità troppo grande di amare sia da moglie che da madre. Orfana di padre a sei giorni, cresciuta lontana da casa, regina sovrana di un piccolo, selvaggio, turbolento paese nordico che poi la distruggerà, e nello stesso tempo regina consorte e poi vedova di uno dei paesi più avanzati del mondo alla sua epoca.. Parla la lingua del suo paese con l'accento straniero, non capirà mai la sua gente, non sarà mai a casa.



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The most powerful person in her realm, defeated by her feminility, her womanhood, her too deep ability to love, both as wife and as mother. Fatherless at six days, brought up far from home, reigning Queen of a small, wild, turbulent country which will eventually destroy her, and at the same time Queen Consort and then Dowager of one of the most advanced countries of her time. She speaks the language of her country with a foreign accent, she will never understand her people, she will never be home.
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Lei, nelle sue parole/ In her own words

Fotheringhay
Que suis-je hélas? Et de quoi sert ma vie?
Je ne suis fors qu'un corps privé de coeur,
Une ombre vaine, un objet de malheur
Qui n'a plus rien que de mourir en vie.
Plus ne me portez, O ennemis, d'envie
A qui n'a plus l'esprit à la grandeur.
J'ai consommé d'excessive douleur
Votre ire en bref de voir assouvie.
Et vous, amis, qui m'avez tenue chère,
Souvenez-vous que sans coeur et sans santé
Je ne saurais aucune bonne oeuvre faire,
Souhaitez donc fin de calamité
Et que, ici-bas étant assez punie,
J'aie ma part en la joie infinie.

Alas what am I? What use has my life?
I am but a body whose heart's torn away,
A vain shadow, an object of misery
Who has nothing left but death-in-life.
O my enemies, set your envy all aside;
I've no more eagerness for high domain;
I've borne too long the burden of my pain
To see your anger swiftly satisfied.
And you, my friends who have loved me so true,
Remember, lacking health and heart and peace,
There is nothing worthwhile that I can do;
Ask only that my misery should cease
And that, being punished in a world like this,
I have my portion in eternal bliss.
(traduzione non attribuita; unsigned translation)

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Another spoem

Impotence,
Desist unarmed.

Midwife presuppose -
Janice
Cecilia
Essi
Elinor!
Worldwide delivery!

Don’t be a fool,
Forget about fakes:
Which What Moreover

Penis size does matter.

Another poem by: Spam

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Impotenza,
Desistere disarmata.

Levatrice, presuporre -
Janice
Cecilia
Essi
Elinor!
Consegna parto planetario!

Non essere sciocca,

Scordati dei falsi:
Quale Cosa Inoltre

La dimensione del pene importa.


Nota: si perde il bel doppio significato di "delivery", che in inglese sarebbe sia la consegna, che il far nascere un bambino, il lavoro dell'ostetrica.

Autore: Spam

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Sunday, April 01, 2007

Opposites attract


Si dice che ognuno di noi ha un suo doppio da qualche parte nel mondo. Si dice che c’è un universo parallelo e tutto si ripete lì. Non so, ma so che venerdì pomeriggio sul treno da Milano ho incontrato la signora che è il mio esatto e totale opposto.

Dopo una giornata normale lei aveva i capelli come fosse uscita dalla parrucchiera (forse lo era), io no. Aveva i vestiti che profumavano ancora del ferro da stiro. Io no. Aveva le scarpe pulite e lucidate. Io no. Si sedeva composta di signora con le sue perfette gambine ritirate sotto il sedile. Io non ci riesco. Il suo trucco era perfettamente a posto. Il mio no. Era quella persona ordinata, composta, raccolta e posata che ho sempre cercata di essere. Ogni tanto ci riesco per qualche minuto. Poi inevitabilmente inciampo su qualcosa, mi strofino gli occhi e mando il mascara dappertutto, mi gratto la testa e finisco per sembrare Stan Laurel, mi salta un bottone, mi si buca la calza.

La cosa affascinante di questa signora è come ha passato il suo viaggio (35 minuti). Ha appena comperato, da un grande magazzino di successo che piace pure a me, una specie di giubbotto da donna in stile casual, con tante taschine chiuse a lampo e bottoni automatici. La signora ha con sé una bellissima pochette e dentro tiene aghi, fili colorati e una forbicina. Per dieci minuti esamina ogni cucitura della giacca e cuce (ma tu guarda! Ha il filo di quel colore!) e fissa i punti finali. Lentamente, con posata e infinita pazienza. Finito questo lavoro, mette a posto ago e filo e prende la forbicina. Con la stessa lenta, posata e infinita pazienza esamina ogni centimetro della giacca e dovunque trova un millimetro di filo che spunta da una cucitura, zac! Via! Ripete l’operazione all’interno con la fodera. Mette via la forbicina con gli stessi gesti lenti, posati e pazienti (che non saranno mai mie, ho i lividi perché corro persino in casa e così di frequente mi urto contro i mobili). Comincia poi ad esaminare ogni chiusura a lampo. Le apre e chiude tutte almeno tre volte. Esamina da vicino e se vede un graffietto, lucida con un piccolo pezzetto di cotone. Scorge un filo che aveva perso, fuori di nuovo la forbicina. Finalmente passa ai bottoni automatici. Ognuno chiuso e aperto ripetutamente. Ma non come faccio io (trac!), ma inserendo un unghia e separandoli con la dolcezza che si userebbe per due fogli d’oro. Di colpo nota che c’è un bottone non perfettamente inserito – da sotto il bottone escono due fili! Via con la forbicina, un intervento delicato. Io con la forbicina avrei semplicemente tagliato via i fili. Lei con pazienza e precisione chirurgiche riesce ad inserire di nuovo i fili sotto il bottone.

Sono a bocca aperta. Non ho mai visto un nuovo acquisto comandare questa attenzione, questo rispetto. Non ho mai visto (e partecipato si può dire) ad una cosa così al contrario della mia natura. Mi chiedo a cosa serve tutto questa rigorosa attenzione ad ogni cosa? Sono sospettosa.

La giacca è riposta nella sua busta, che reca il nome del grande magazzino di successo che conosco anch’io, e la signora tira fuori un telefonino. Ovviamente perfetto, senza un graffio (a differenza del mio che ho scelto volutamente in un materiale simil-gomma, per proteggerlo da me stessa). Chiama quella che si rivela un’anziana zia. Con infinita, lenta e posata pazienza si informa sui minimi dettagli della giornata della zia. La informa che ad un ora (e precisa ora e minuti) aveva telefonato ieri sera ma non c’era risposta, il telefona era messo giù male. Così ha informato la signora che la assiste di giorno ed è per quello che è arrivata lì a quell’ora della sera, per controllare (no, ci penso io al ricompenso). Si informa sulla comodità di una nuova sedia della quale la zia ha preso possesso in mattinata. Informa la signora anziana dell’ora esatta della prossima telefonata (tra breve), così saprà chi è e potrà rispondere tranquillamente.

Ah ecco. Ecco a cosa servono la lenta, posata e infinita pazienza, la microscopica attenzione ai dettagli assolutamente minimi di questa signora, che è il mio assoluto opposto.


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They say we all have a double somewhere in this world. They say there’s another, parallel universe where everything we are and do is repeated. All I have to report is that on Friday afternoon on the train from Milan I met the woman who is my exact and absolute opposite.

A normal day is nearing its conclusion. But this woman looks as if she’s just been to the hairdresser’s (maybe she has), I don’t. Her clothes still have the smell of a steam iron about them, mine don’t. Her shoes aren’t new but they’re clean and polished. Mine are neither one thing nor the other. She sits in a ladylike fashion with her legs recoiled under the seat. I can’t do that. Her makeup is perfect. Mine’s all over the place. She is exactly that orderly, tidy, composed person I have also tried and always failed miserably to be. Every so often I manage for a few minutes, and then inevitably I trip up, I rub my eyes and get mascara all over my face, I scratch my head and end up looking like Stan Laurel, a button falls off somewhere, I get a hole in my socks.

What’s really fascinating about this lady is how she spends her 35-minute train journey. She’s just been to a popular department store, which I also go to, and she’s bought a new jacket, casual style with lots of zipped pockets and popper fastenings. She has a beautiful little bag with her where she keeps needles, reels of thread and a tiny pair of scissors. For ten whole minutes she examines every single seam and with her needle and thread (which she has in exactly the same colour as the jacket, how did she do that?) she fixes the edges of every seam. She works slowly, with painstaking infinite patience. She carefully puts away needle and thread, and moves on to examining every millimetre of the jacket for tiny threads. With her tiny scissors she pitilessly attacks the tiny threads and with a tiny clip! she decapitates them. All this with the same slow, painstaking, infinite patience which will never be mine – I have bruises because I even run at home and keep bumping into the furniture. Now she moves onto the lining, which receives the same meticulous treatment. Satisfied that the lining is now perfect she puts away the tiny scissors and starts to examine every zip. She opens and closes every single zip at least three times. She examines the little metal pullers, and if she finds a scratch she polishes it away with a hankie. Finally the zips all pass muster. On to the poppers. Every popper is opened and closed several times, but not, of course, in the way I’d wrench them open. The lady pushes a fingernail between the two halves and with delicacy and patience prises them apart the way an artist would separate two sheets of gold leaf. Oh no! Suddenly she notices that a popper is not perfectly in position – there are two threads sticking out from under it. Out come the scissors and zac – no, I’m wrong! No zac (that’s the short cut I’d take). With slow, painstaking, infinite patience, she performs an operation of surgical precision and manages to reinsert the two threads under the popper.

I’m speechless. I have never seen a new purchase command this sort of attention, this respect. I have never seen or sat through something so outside my own nature. I ask myself what all this painstaking attention to miniscule details is for? I am suspicious.

The jacket is now put back into its bag, which bears the name of the department store I go to, and the lady pulls a mobile phone out of her bag. It is, obviously, perfect, not a scratch (unlike mine, which I deliberately bought in a rubber-type material, to protect it from me). She calls someone who it emerges is an elderly aunt. With slow, painstaking, infinite patience, she asks for every detail of her aunt’s day. She tells her aunt that yesterday evening at a certain time (hour and minutes) she called, but the phone had been put down badly and she couldn’t get through. That’s why she sent the daycare assistant round at that time of the evening (I’ll pay). She checks that a new chair, just arrived that morning, is sufficiently comfortable. She tells her aunt the exact time when she’ll call again, so her aunt will know to expect the call.

Aha. That’s what it’s for, that slow, painstaking, infinite patience, that microscopic attention to detail of the woman who is my exact opposite.